– Perché sei così malinconica? – mio figlio mi chiede ad occhi tondi; ieri ci siamo divertiti un mare.
– Ora è un momento in cui non capisco che cosa voglio. Perciò ho paura. Ho paura di diventare indifferente.
– Hai un marito stupendo, due figli stupendi, siamo una famiglia felice. Che cosa in questo mondo richiedi in piu’? – mia figlia dice con rettitudine e un po’ di preoccupazione.
– Lo so. Però la perfezione ci fa talvolta dimenticare il suo valore, la consideriamo schiava, la consideriamo un’indispensabilità. Solo quando si trova in cattive acque, ci si accorge del valore del buono. Ad esempio, solo un esempio, se mangierai una pesca matura, poi continuerai a mangiare un’altra pesca matura, così come la terza, la quarta volta… penserai che la pesca è una frutta morbida, dolce, profumata… e che una frutta acre, amara non si chiama pesca. Ma dopo averne mangiata un’acerba raccolta da te stesso da un vero pesco, non lo crederai più, allora terrai la maturazione della pesca e cercherai soltanto quella matura.
– Ogni tanto si vuole mangiare quella acerba. Non piace a te perché ti dà fastidio ma piace ad alcuni per un certo motivo. In qualche senso è accettabile. Faresti meglio a rispettare i gusti altrui se non fanno male a nessuno. De gusti bus! – mio figlio non è d’accordo.
– Per me si deve distinguere chiaramente il buono dal male. Il male, come l’asprezza della pesca acerba, è inaccettabile – sua sorella protesta.
– Ognuno di noi ha il proprio punto di vista al mondo. Che ne dici quando papà odia il caffè per la sua amarezza mentre lo aprezza mamma? Un giorno senza caffè sarà terribile per mamma. Romperà tutto! – il fratello dice con un tratto orgoglioso.
– Mi arrendo, mi arrendo! – così dicendo mia figlia alza un fazzoletto bianco.
– Bene bene figli miei. Non volevo approfondire i gusti altrui come pensavate. Volevo solo cambiare un po’ d’aria per assicurare che sto vivendo felice.
– Questo dice che cosa vuoi – i due dicono in coro.
Ecco una piccola conversazione quotidiana della mia famiglia. Ci piace discutere in pace per meglio capirci e capire la vita. Amo il nido con due pulcini e il loro padre. Uno si chiama Elena, 12 anni. Si appassiona del violino a cui si dedica allo studio anche per me perché era la mia passione piu’ grande non ancora realizzata. L’altro, Valentino, 10 anni, desidera diventare politico anche se voglio che lui diventerà pittore. L’hobby più comune fra i due è fare la magia di cui capisco solo il motivo della figlia: quanto più magica la melodia del violino è, tanto più incantevole si sente. Ma mi chiedo spesso se un politico possa fare la magia! Hanno persino dichiarato: “Saremo più bravi di Harry Potter!”
– Mamma, continui ad essere distratta. Come mai? – Valentino interrompe i miei pensieri.
– Ci siamo appena messi d’accordo di portarti ad un luogo che non sei stata mai. Ma devi giurarci che sarai molto calma e non dovrai paura di niente.
***
Prende poi il violino, accenna al fratello di agire con la sciarpa magica in mano (questa sciarpa l’hanno possessa dopo un viaggio organizzato dalla scuola in un deserto medio-orientale. Vi racconterò la storia un giorno). La musica s’innalza, la sciarpa magica è lanciata in aria, si comincia a far buio, il vento sibila, foglie volano caoticamente e sono attirata in uno spazio profondissimo come se fosse illimitato. Sto in quello stato in un certo periodo di tempo poi qualcosa mi ferma. Avendo ripreso un po’ di calma mi accorgo che non c’è la terra sotto i piedi ma da lontano lontano in giù si ha la sensazione di vedere un canyon con scogli acuti e sentire lamenti drammatici e pianti irrefrabili. A destra, a sinistra, davanti a me, dietro di me sono oggetti e figure grigi che muovono lentamente senza nessun segno di vita. Sopra di me niente copre; con tanta facoltà si vede un buco minuscolo lontanissimo che permette a un pochino di luce di penetrare. Immagino che io sia una polvere sospesa in una bottiglia vuota senza poter uscire.
– Te l’ho detto diverse volte ma è entrato da un orrecchio ed esce dall’altro – da qualche parte viene una voce acuta e stridula – Continui sempre a ficcare il muso nel formicaione. Sei stato molto fortunato che non ti mangiassero crudo!
Resto ancora immobile. Non so se debba essere contenta perché c’è una vita qui o preoccupata per non aver ancora saputo che il padrone della voce fosse buono o cattivo.
***
(I miei figli mi prendono spesso in giro, non posso mai prevedere che gioco mi “doneranno”. Una volta mi hanno fatto sdraiare in mezzo alle nuvole. Mentre mi godevo una libertà assoluta, “uummhh…”, e’ apparso improvvisamente uno spauracchio nell’aria con tantissimi tentacoli che non si poteva distinguere quale fosse la sua bocca, quale fosse il suo occhio. Ha mosso rumorosamente il corpo sgualcito e sporco. Ho gridato ad altissima voce e sono precipitevolissimevolmente caduta verso la terra pensando che le ossa stessero per rompere in pezzi. Per fortuna la mia testa è affondata in un cumulo di erba secca che emanava ancora il profumo. Essendomi accorta del profumo per accertare che vivevo ancora, fioccatamente mi sono girata… ma appena aperti gli occhi, mi sono accorta anche che lo spauracchio bizzarro mi seguiva. Senza poter fuggire, ho richiuso gli occhi. Mi è venuta in mente soltanto la parola: “Oddio, muoio”. Lo spauracchio si è lanciato sopra il mio corpo. Dopo essermi sdraiata immobile in qualche minuto, ho cominciato a chiedermi “Oh, quanta soave la morte è. Perche’ tante persone hanno paura della morte?” Mentre stavo pensando (senza percepire che stavo pensando!!!) mi sono avvicinate risa forti e continue che mi sembravano molto familiari. Una luce accecante ha giunto all’improvviso ai miei occhi. “Ecco il paradiso. Si possono paragonare tutti i tipi di felicità allo stare al paradiso, ma la mia famiglia è ancor più meravigliosa” – ho sospirato. Qualcuno mi ha sollevato per mano. “Potrebbe essere un angelo carino” – mi sono consolata. Le risa sono diventate sempre più rumorose, più familiari. Essendomi abituata alla luce, ho riconosciuto che quello che mi teneva per mano era mio marito e le risa erano dai figli, in carne e ossa. Mamma mia, stavo sul cumulo di erba preferito di Bonbon all’angolo nel giardino, dove dormiva nell’inverno e si gitava nelle altre stagioni. Lo spauracchio era infatti la tovaglia macchiata dal cioccolatino, burro e qualcos’altro che si erano gettati per scherzo Elena e Valentino mentre i tentacoli erano gli spaghetti! Cosa avrei potuto fare oltre a ridere a crepapelle insieme a loro?
Un’altra volta, quando soffocavamo dal caldo, vedendo i genitori guardarsi annoiatamente, i nostri figli hanno proposto di organizzare una vacanza. Avrei voluto andare a un luogo tranquillo mentre quello animato avrebbe piaciuto a mio marito. Dopo che avevamo discusso a lungo, i figli hanno deciso che il loro padre avrebbe cavalcato un gamberone saltando su e giù tra onde grandi mentre io sarei stata in mezzo a un lago di lotus.
Che meraviglia! Là si univano tutte le qualita’ per incantare i cinque sensi di una persona: si ispirava la fragranza semplice ma elegante del lotus; si appoggiava la testa su una rugiada cristallina; ci si sdraiava su una foglia di lotus più tonda, più velluta; si copriva il corpo con il petalo più morbido di colore amorosamente rosa; si toccavano pollini finissimi di un pistillo di lotus accanto a sé; si chiudevano gli occhi gustando melodie armoniose della natura…
Mi appassionavo a quel dono naturale quando una sfera nell’aria mi è avvicinata. Era limpidissima di colore celeste di un fiore selvatico che amavo. Aveva occhi e una bocca ma non aveva arti. Mi ha sorriso, gli ho risposto con un sorriso. Ha cominciato ad alzare la voce limpida come il proprio corpo, soave come il proprio sorriso. Credevo con soddisfazione che fosse un regalo dei figli da cui ero stregata. Poi mi sono sentita leggera, leggerissima e sono salita pian piano nel cielo immergendomi nel canto della sfera. È stata proprio una delle senzazioni più stupende nella mia vita. Ho richiuso gli occhi distrandomi…
Ad un tratto mi sono sentita fresca fresca. Aprendo gli occhi mi sono accorta che ero allora dentro della sfera limpida. “Che sorpresa i figli continuano a farmi?” Ho guardato giù: la terra era diventata luccicante e variopinta, composta da numerose sfere di diverse dimensioni che mi sembravano fare un concorso di bellezza.
Ho cominciato a sentirmi mancare il fiato. Ho voluto gridare “Figli miei, liberatemi ora. Basta così. Non posso più respirare!”, ma non sono riuscita a sentire la mia grida; temevo che la sfera l’avesse mangiata.
Ho ancora potuto sentire il movimento del vento, la battuta delle ali di un uccello. Quando stavo a non poter soffrire, la voce di Valentino è venuta:
– Mamma, non ti preoccupare. Veniamo a liberarti!”
Sono stata spostata sempre più forte e violentamente a tutte le direzioni. Niente occupava la mia mente oltre a un terrore assoluto.
Una melodia armoniosa dal violino di Elena è alzata. Me la sono accorta perché tutti i giorni ci suonava quel brano. La sfera che mi custodiava non si è ancora mossa forte ma si è fermata pian piano… Qualcosa l’ha coperta… Sono caduta verso la terra… Sono stata sostenuta prima di toccare la terra…
Appena ripresi fiati, mi sono accorta che stavo sulla sciarpa magica mentre i figli mi guardavano con preoccupazione. Ho capito che tutto quello appena successo non era uno scherzo perché non erano mai preoccupati così. La sfera infatti era una streghetta, con la voce incantevole aveva attirato persone per poi catturarle; dopo un certo periodo di tempo i prigionieri si sarebbero sciolti diventando una parte del suo corpo. Tanti più prigionieri teneva, quanto più grande il suo corpo era e quanto piu’ pericoloso diventava.
Da parte dei miei figli, nel momento in cui mi ero trovata in pericolo, vista l’oscillazione violenta e straordinaria del mio ciliegio preferito, avevano presentito che stava succedendo qualcosa di male e avevano deciso in fretta a cercare la mamma. Valentino aveva volato in alto combattendo contro la sfera con la sciarpa magica. Prima non aveva potuto toccare la sfera perché era troppo astuta e vivace. Quando Elena aveva suonato, la musica l’aveva sedotta e Valentino era riuscito a coprire la sciarpa magica sul suo corpo. Si era poi rotta mutandosi in acqua ed era caduta per terra; nel frattempo la sciarpa si era lanciata verso il basso sostenermi. Dopo quell’evento, i miei figli diventano più prudenti nel fare la magia, ma ogni tanto lo dimenticano e agiscono in modo spontaneo).
***
Torniamo al posto dove sono appena giunta. Una voce rauca risponde aquella acuta:
– Tu non ficchi il becco nel formicaione ma negli affari altrui!
– Ma che c’entra? Sono esperta mentre sei cretino! Cretino cretino cretino…!
– Sono lavoroso mentre sei scandalosa! Scandalosa scandalosa scandalosa…!
– Cretino cretino cretino…!
– Scandalosa scandalosa scandalosa…!
– State zitti! – alza la terza voce cavernosa come se venisse dalla preistorica.
– Cretino cretino cretino…!
– Scandalosa scandalosa scandalosa…! – la lite continua.
– Bulubili, ti rovescerò e Bolobala, per giustizia ti getterò su un albero! – grida la terza voce.
La minaccia ha effetto subito. Nel frattempo appaiono davanti a me due figure grosse. Pur avendo cercato più volte di abituarmi all’avventura, questa volta non sto molto tranquilla per un motivo accettabile: loro sono spaventose! Si avvicinano a me. È un uomo insieme con un cane a pelo lungo e un corvo piccolo che si sta agitando sui suoi capelli!!!
– Che cosa fa qui? Non ho mai visto nessuno in vestito rosso in questa regione – mi chiede. Riconosco che e’ stato lui a minacciare. Tutte e tre mi guardano ad occhi tondi.
– Viaggio.
– Si viaggia qui? Ma Lei è pazza?
– Non sono pazza. È Lei il pazzo per aver detto che ero pazza!
– Non sono pazzo. Questo è il mio regno.
Mi sembra sincero. Si vede se si fa un paragone tra la loro apparenza con tutto quanto gli circonda. Vi ho raccontato un po’ del panorama, ora continuo a raccontarvi i nuovi protagonisti; credo che non vedate l’ora di saperlo! Per la verità, descriverlo non è tanto difficile quanto descrivere la mia sorpresa: lui è come una sfera di capelli! Sul serio! Non so quante mila anni abbia a tal punto che si avvolge centinaia di spirali di capelli attorno al proprio corpo! Vi basta così per poter immaginarlo! Da parte dei due animali, è un po’ più difficile da descrivere. La caratteristica più bizzarra del cane è che, oltre a quattro gambe come quelli normali, ne ha anche due sulla schiena, la coda sorge sulla fronte mentre i due occhi si attaccano all’anca (mi sto chiedendo se si possa chiamare cane, tuttavia conveniamo temporaneamente che si chiama cane!). Il corvo non ha ali, ma due orecchie così lunghe che possono coprire gli artigli. Lo chiamo corvo perché possiede un piumaggio nero nerissimo e una voce acuta acutissima. So anche che il suo nome è Bolobala e quello del cane è Bulubili basandomi su quella minaccia molto efficace.
– Perché vive in questo luogo così misero? – gli chiedo con grande curiosità.
– Non l’ho scelto io, ma l’hanno scelto i miei peccati.
– Non ho capito!
– Qua è l’inferno, capito? Viaggiare senza sapere dove viaggiare. Irragionevole!
– Irragionevole irragionevole! – Bolobala interferisce.
Senza ripetere quella minaccia, il padrone lo lancia subito su un albero molto alto. Credo che sappiate il perché: il corvo si deve fermare li’ per non poter volare!
– Glielo raconterò dopo. Prima mi racconti la Sua storia!
– Sto cercando di riscattare le colpe con la speranza di ritornare alla vita umana, quindi Le racconterò volentieri cosa mi è successo. Una volta vivevo in un bel paese che amavo come la mia seconda patria. Attorno a me c’erano sempre fate carine e simpatiche che mi rendevano felice.
– Eppoi? – sono ansiosa.
– Avrei dovuto essere carino e simpatico come loro ma non lo ero. Le costringevo di fare tante cose mentre facevo passeggiate, viaggiavo dappertutto.
– Non mi sembra molto cattivo. Ho visto diverse persone così ma non dovevano subire una condanna all’esilio all’inferno.
– Non mi interrompa! Continui ad aprire bene le orecchie. Tra tali fate, c’era una estremamente e incredibilmente carina. Ma tanto piu’ carina, quanto più mi piaceva far arrabbiare.
– Quel peccato non era così grande da essere esiliato all’inferno!
– Cioè Lei non è qui in vacanza, ma anche Lei è stata mandata qui per aver detto bugie.
– Loquace loquace! – il corvo non ricorda che sta subendo una pena. Ma al padrone non interessa piu’.
– Quel peccato si potrebbe riparare nel mondo umano!
– Ma la mia passione era quello di prenderla in giro.
– Co… co… co…me…??? – balbetto.
– Parlavo sempre al pubblico di qualche suo fidanzato invisibile.
– Ma… ma… in realtà… co… m’era…? – mi confondo sempre più.
– Tu… tu… sei… beh… in realtà… non aveva nessuno…
– … quindi… Lei… è… è…
– Sì… sono… poverino Antonio. E… sei Luna. Ti ho riconosciuto!
-… ma… ma…
– Non lo credi? Ti racconto qualcosa per confermare che sono Antonio.
-… sì… sì… lo credo… ma… ma… – continuo a balbettare.
– Quindi ti devo raccontare qualcosa, magari per poter calmarti.
– … sì… sì… lo credo…
– Penso che non l’abbia ancora creduto. Una volta, in classe, mi hai reso così imbarazzato da versarmi una bottiglia d’acqua sul vestito, poi mi hai fatto credere che io piacessi a te… Avevo anche tanta tanta paura dei topi!
– Basta…! – Dopo le parole sincere del professorino sto più calma – Lo so lo so lo so. Ma sei diventato così vecchio e brutto?
– È proprio il mio dolore più grande – Antonio sospira – Un giorno nella vita umana corrisponde a un anno all’inferno. M’invecchio e m’abbrutto trecentosessantacinque volte in piu’ rispetto a una persona normale.
– Vecchio vecchio vecchio! Brutto brutto brutto!
– Senti, non capisco perché una persona simpatica come te è stata cacciata dalla vita umana. Errare humanum est!
– Non conosci tutti i miei peccati.
– Persino io, buono e sincero così, sono stato costretto di vivere all’inferno… mentre lui… Non sia sopresa Lei… – Bulubili cerca di spiegarmi.
Il professorino, con ira, rovescia Bulubili. Il povero animale allora deve sforzarsi di tenere l’equilibrio. I suoi due occhi all’anca esprimono una grande implorazione.
– Basta torturarlo! Continuerò a parlare solo dopo che tu l’avrai liberato.
Antonio lo fa per forza. Bulubili mi guarda con riconoscenza.
– Per me – continuo – la tua colpa più grande era comunque quello di essere troppo curioso del mio stato civile. Prima non mi piaceva ma dopo potevo dirti sempre che il mio fidanzato era una metà del mondo!
– Allora non potrai mai fuggire di qui. Dovrai fermarti qui sempre come me. Prega, dai! Non si può tollerare la colpa di giustificare un vizio altrui, specialmente quello di me.
– Ad essere sincera, non posso cambiare nero in bianco, ma sono tollerante. Una volta mi hai detto “la tolleranza diventa un problema quando diventa indifferenza” e “la differenza è noiosa”, da parte mia sono allergica alla noia, ma a parere mio i tuoi peccati sono tollerabili.
– Sono commosso alla tua testardaggine come una volta!
– Grazie, ma figurati! Sono testarda con innocenza!
– Ma al male non puoi essere testarda!
– Cos’hai appena detto? Hai fatto qualcosa di male?
– No… no… ! – ora tocca al professorino balbettare.
– La tua confusione mi rivela che nascondi qualcosa. Non te lo chiedo più, come una volta. Vorrei che tu me lo dicessi volentieri. Non ti costringo di fare quello che non ti va bene – Il suo viso troppo malinconico non mi permette più di approfondire il suo dolore – Se non vuoi raccontarmi più niente, comincio a raccontarti la mia storia. Dio mi ha donato un marito meraviglioso con due bambini meravigliosi perché vivevo sempre onesta. Per cambiare un po’ d’aria, faccio un viaggio qui e ti ho rincontrato per caso.
– Ma… ti sei sposata…? – Antonio non è riuscito a nascondere una disperazione profonda.
– Sì. Non smentisco la conferma. Sto vivendo molto felice.
– Ma… mi hai detto che avresti rimasta zitella per tutta la vita! – Il professorino cercava di gridare ma non ce l’ha fatta. Qualcosa ha afferrato la sua voce.
– Sì, te l’ho detto. Ma l’espressione sul tuo viso quando mi rispondevi “Meglio così” mi ha fatto decidere di sposarmi. Sono la più felice nel mondo per aver una famiglia così stupenda.
– Dio mio… avrei fatto meglio di non dirlo…
– Ma per te non era importante, sì?
– Importante per te.
– Sì, importante. Mi piace sfidare.
– È propio il carattere più comune tra te e Satana.
– Sul serio? Piace sfidare anche a Satana? Mi è appena venuta in mente un idea interessante di sfidarlo.
– Come? – Antonio chiede con un sorriso recondito (dovrei intuire il significato di quel tratto. Ma la mia indocilità, insorta come una fiamma nel vento, brucia momentaneamente la ragione).
– Dirò ai figli di riportare anche te alla vita umana.
– Sono molto molto preoccupato per te. Satana è ferocissimo. Non fa mai concessioni a nessuno. Mi trovo bene qui… davvero… – allunga la voce.
– No, i miei figli sono bravissimi. Ti aiuteranno a scappare di qui – confermo con orgoglio.
– Benissimo. Cosa dovrò contraccambiare questo grande favore?
– Non lo faccio per te ma per sfidare Satana.
***
Non posso raccontarvi come i miei figli liberavano il professorino dall’inferno. Gliel’ho promesso.
Ora sono Luna con la coscenza futura. Luna con la coscenza attuale sta vivendo felice con il marito e due figli che si appassionano a fare la magia nel futuro. Se un giorno mi vedrete tonta, capite che la mia coscenza futura e quella attuale si saranno ricambiate. Ossia sarà capitato uno dei due casi: o il cambiamento dei suoi pensieri, o la mia sconfitta. Spero ma non credo che capiterà il primo caso. Vedremo.
Tutto quanto sopraddetto è vero verissimo. È accaduto solo qualche giorno fa. Ho giurato al professorino di non raccontare a nessuno. Ma non posso perdonarlo più perché ha detto che la sua passione era prendere Luna in giro! Era lui ad accendere ufficialmente il duello tra noi!
[Luna – Classe di Scrittura – Professorino Antonio Maconi]
[đọc Địa ngục]